Scelta del partner: questione di casualità?

Scelta del partner: questione di casualità?

Scelta del partner: questione di casualità?

Se ripensiamo alle nostre esperienze sentimentali passate e attuali, possiamo cogliere alcune caratteristiche che, per certi versi, accomunano i nostri partner.

Questo avviene perché la scelta del partner non è dovuta al puro caso, ma talvolta è determinata da svariati fattori che agiscono al di là della propria consapevolezza.

A tal proposito, alcuni studi mettono in evidenza come certe caratteristiche esteriori ci trasmettano un’idea di sicurezza e protezione, guidandoci verso una scelta piuttosto che un’altra. Ad esempio, l’uomo muscoloso rimanda all’idea della persona forte e protettiva.

Sempre secondo tale ottica, che ritrova le radici nella corrente evoluzionistica, le donne giovani e dal fisico prosperoso hanno più probabilità di essere scelte poiché simbolo di benessere e fertilità.

Oltre alle caratteristiche fisiche, secondo questo filone di studi, anche l’atteggiamento ha un ruolo decisivo; è noto come uomini con atteggiamenti accudenti e protettivi, siano prediletti dalle donne in quanto percepiti come capaci di prendersi cura della prole.

Da un punto di vista sociologico, le ricerche, mostrano come in generale valga la “legge della somiglianza”: più l’altro ha in comune aspetti simili ai miei (quali intelligenza, interessi e valori), più ho la possibilità di instaurare un legame stabile e duraturo. Infatti, le coppie con caratteristiche opposte tendono a stare insieme solo nel breve termine, poiché la similarità risulta essere la caratteristica che permette relazioni stabili e durature.

 

Non si tratta di casualità ma di ATTACCAMENTO

Ognuno di noi nel corso della prima infanzia ha interiorizzato dei veri e propri modelli relazionali che ci dicono chi siamo, chi sono gli altri e che cosa possiamo aspettarci da loro.

Questi schemi hanno guidato e guidano le nostre scelte sentimentali, influenzando la nostra personale modalità di relazionarci all’altro. Vengono costruiti e introiettati da piccoli all’interno di un legame speciale e particolare con la figura di accudimento. Tale legame prende il nome di attaccamento.

Esistono diversi stili di attaccamento che possono influenzare il modo di rapportarsi nell’ambito delle relazioni sentimentali:

  • Attaccamento sicuro: il bambino sviluppa l’idea che la figura di accudimento, grazie all’atteggiamento responsivo e attento, prima o poi, si prenderà cura dei suoi bisogni sia fisiologi (es. di nutrizione), che di cura (es. di protezione). Tale stile ha un chiaro impatto sulla percezione che il futuro adulto avrà di sé e dei legami che instaurerà. In particolare, il bambino che ha introiettato uno stile di attaccamento sicuro, svilupperà più facilmente il senso di reciprocità, ossia la capacità di dare e ricevere. Saprà, dunque, proteggere e prendersi cura dell’altro e, in contemporanea, accettare che anche il partner possa prendersi cura dei suoi bisogni.

 

  • Attaccamento insicuro ambivalente: il bambino sviluppa la sensazione che la figura di accudimento sia imprevedibile e, dunque, non sempre capace di occuparsi di lui. Il futuro adulto potrà così sentirsi non capito dal proprio partner, manifestando atteggiamenti richiedenti e dipendenti. Si fanno spazio allora la gelosia e la forte paura di essere lasciato o rifiutato, soprattutto nel momento in cui si mostra bisognoso.

 

  • Attaccamento insicuro evitante: il bambino introietta l’idea che la madre non possa prendersi cura di lui, per via dell’atteggiamento scarsamente responsivo e talvolta trascurante. Crescendo, nutrirà la convinzione che nessuno si occuperà dei suoi bisogni, arrivando a contare solo su sé stesso. Da adulto, i bisogni manifesti di indipendenza e autosufficienza, si estenderanno anche all’interno dei legami sentimentali. Per tale ragione, ad esempio, il matrimonio o la convivenza sono spesso vissuti come fonte di minaccia alla loro autonomia. Tuttavia, si tratta di un modo per proteggersi dalla paura reale di essere nuovamente abbandonati.

 

  • Attaccamento disorganizzato: è lo stile che deriva da legami altamente disfunzionali e patologici con la figura di accudimento. Quest’ultima non è stata capace di prendersi cura delle esigenze del bambino, ricorrendo a comportamenti abusanti e/o trascuranti. Crescerà così con un’idea altamente negativa di sé e del mondo (“io sono cattivo e anche gli altri lo sono“). La conseguenza è l’instaurarsi di relazioni disfunzionali, dove la persona avverte da una parte il bisogno di un totale coinvolgimento, e dall’altra l’angoscia derivante dalla paura di perdere l’altro e di essere abbandonato.

 

E’ possibile cambiare il proprio stile di attaccamento?

La risposta è SI’! Nella maggior parte dei casi, una serie di esperienze emotivo-correttive e legami positivi permettono con il tempo di modificare il proprio stile di attaccamento. In particolare, il percorso psicologico favorisce una maggiore presa di consapevolezza rispetto alle convinzioni che abbiamo di noi e delle relazioni che instauriamo, aiutando la persona a modificarle. Tale cambiamento, dunque, avrà un impatto positivo anche a livello relazionale, permettendoci di migliorare i nostri legami o di instaurarne altri più funzionali e duraturi.

 

Dott.ssa Eleonora Mandia

 

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